La proprietà intellettuale del software non riguarda solo chi scrive un codice sorgente, ma chiunque investa tempo, risorse e idee in soluzioni digitali. Dietro ogni applicazione, piattaforma o algoritmo c’è un lavoro creativo che merita di essere tutelato.
E se domani qualcuno usasse il tuo software senza consenso? Oppure, peggio ancora, se lo registrasse prima di te? Sono situazioni che accadono più spesso di quanto immagini, soprattutto quando manca una tutela legale chiara e tempestiva.
Difendere un software significa proteggere il suo valore economico, la tua reputazione e il tuo vantaggio competitivo. Ma come farlo in modo corretto, senza incorrere in errori che potrebbero comprometterne la tutela?
In questo articolo, ti spieghiamo tutto ciò che devi sapere per tutelare il tuo software:
- Quali strumenti legali puoi utilizzare;
- Chi è riconosciuto come autore o titolare;
- Quando è possibile ottenere un brevetto sul software;
- Quanto dura la protezione nel tempo.
Hai un’idea o già realizzato un progetto o un prodotto digitale e non vuoi correre il rischio che venga violato?
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Indice:
Perché il software deve essere protetto?
Ogni software rappresenta una combinazione unica di codice, logica, interfaccia e funzionalità. È il risultato di un processo creativo e, spesso, di un investimento importante in ricerca, sviluppo e risorse. Ecco perché la tutela del software è fondamentale: senza una protezione adeguata, chiunque potrebbe copiarlo, modificarlo o distribuirlo senza il tuo consenso.
La protezione non riguarda solo il codice sorgente. Anche la documentazione tecnica, l’architettura del sistema, le interfacce grafiche e le banche dati possono rientrare nella sfera della proprietà intellettuale. Se non intervieni per tempo, potresti perdere il controllo sul tuo lavoro e vederlo sfruttato da altri, magari persino a tuo danno.
Ti sei mai chiesto cosa succederebbe se un concorrente utilizzasse il tuo software per vendere un prodotto simile al tuo, senza aver mai contribuito in alcun modo alla sua creazione? Oppure cosa accadrebbe se un ex collaboratore registrasse come suo un progetto sviluppato all’interno della tua azienda?
Per evitare questi scenari, è fondamentale ricorrere a idonei strumenti giudici fin dalle prime fasi di sviluppo. La normativa in materia offre diverse possibilità, ma è necessario sapere quando e come agire, e soprattutto quale protezione è davvero efficace nel tuo caso specifico.
Che cos’è la proprietà intellettuale del software?
La proprietà intellettuale del software è il riconoscimento a livello giuridico della paternità e dei diritti esclusivi sull’opera digitale realizzata. In altre parole, chi sviluppa un software (o ne detiene i diritti) ha facoltà esclusiva di decidere chi può utilizzarlo, secondo quali modalità e con che limiti.
Il software, in quanto opera dell’ingegno, viene protetto alla stregua di una creazione artistica o letteraria, attraverso il diritto d’autore. Questo significa che, a seguito della sua stessa creazione, il software diviene tutelabile senza che sia necessario un deposito formale presso un ente pubblico (a differenza dei marchi o dei brevetti).
Chi è il titolare dei diritti sul software?
Sotto il profilo della titolarità dei diritti, lo scenario può essere molteplice: chi è l’autore se il software è stato sviluppato con il contributo di più soggetti? A chi spettano i diritti se è stato realizzato su commissione o all’interno di un’azienda e in virtù di uno specifico incarico?
Per rispondere con chiarezza a queste domande, è necessario operare delle distinzioni in termini di diritti. In molti casi, la titolarità sui diritti dipende da rapporti contrattuali, contesti aziendali o collaborazioni professionali.
I diritti morali, per loro natura intrasmissibili, rimangono in capo all’autore (o agli autori) e rientrano nell’ambito del diritto d’autore, avente ad oggetto principalmente le norme in materia di paternità dell’opera; nel caso del software, prendendo come riferimento lo sviluppo dei codici sorgente, i relativi diritti morali resteranno dunque in capo al programmatore.
I diritti patrimoniali sono invece per loro natura trasmissibili e rientrano nell’ambito della disciplina del copyright (di matrice anglosassone) che regola lo sfruttamento economico dei diritti derivanti dalla creazione dell’opera. A titolo esemplificativo, la concessione in licenza di un software realizzato per conto terzi.
Pertanto, se il software è stato realizzato in virtù di un contratto di sviluppo, i diritti di sfruttamento economico spetteranno al committente (datore di lavoro o soggetto terzo esterno all’azienda), previa cessione dei relativi diritti da parte del programmatore, che rimarrà titolare dei diritti morali sull’opera sviluppata.
Cosa si intende con tutela giuridica del software?
La tutela giuridica del software declina quelli che sono gli strumenti che garantiscono al titolare i diritti esclusivi di utilizzo, distribuzione ed eventuale modifica.
Ecco le principali forme di tutela:
- Norme sul diritto d’autore: previste dalla Legge 633/1941, disciplinano principalmente i diritti morali attinenti alla paternità del software come “programma per elaboratore” e reprimono gli illeciti ad essa relativi, quali il plagio.
- Deposito alla SIAE: non è obbligatoria, ma consente di ottenere una data certa di creazione dell’opera;
- Accordi di riservatezza o NDA: consente di ottenere l’impegno alla riservatezza circa informazioni confidenziali aventi valore economico, ai quali si può avrà accesso, ad esempio, in fase di creazione del software;
- Brevetto d’invenzione: raramente applicabile, ma possibile in casi particolari (lo vedremo più avanti).
Chi si occupa dunque di tutelare il diritto d’autore?
Come detto, in Italia il diritto d’autore è disciplinato dalla legge n. 633 del 1941. La tutela del software inteso come opera dell’ingegno nasce con la sua creazione, ma in caso di controversia può essere determinante poter dimostrare la data di creazione dell’opera.
Chi può aiutarti concretamente nella tutela?
- Consulenti specializzati in proprietà intellettuale, come lo studio Lecce & Associati;
- La SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori), che offre un servizio di deposito del software come opera inedita, utile in caso di contenzioso;
- Servizi notarili o digitali, per la marcatura temporale e il deposito blockchain.
Quali sono i diritti del titolare del software?
I diritti economici sul software, ossia quelli relativi al suo sfruttamento economico, comprendono:
- la riproduzione (anche parziale) del codice sorgente e del codice oggetto;
- la modifica e l’adattamento;
- la distribuzionee commercializzazione;
- la concessione in licenza (es. SaaS, licenze d’uso esclusive/non esclusive, ecc.);
Questi diritti permettono di trasformare il software in un vero asset aziendale, capace di generare valore, reddito e vantaggio competitivo. Ma solo se adeguatamente tutelato.
Quando si può brevettare un software?
In linea generale, il software (così come le app) non è brevettabile in quanto tale. Tuttavia, seppur di rado, ci sono eccezioni rilevanti.
Un software può essere oggetto di brevetto solo quando:
- è parte integrante di un’invenzione tecnica;
- produce un effetto tecnico concreto che va oltre l’elaborazione dei dati;
- è strettamente connesso a un hardware o a un processo industriale.
Un esempio pratico:
Un software (così come il metodo alla sua base) che, interagendo con l’hardware, regola in modo innovativo il funzionamento di un macchinario, apportando un contributo tecnico in termini di efficienza.
Ai fini di una possibile brevettazione, non è dunque sufficiente che il software “faccia qualcosa”; deve contribuire a risolvere un problema tecnico in modo nuovo e non ovvio per un esperto del settore.
In questi casi, la tutela brevettuale può offrire un vantaggio competitivo altissimo, perché può impedire ai concorrenti di usare soluzioni equivalenti anche se non viene riprodotto lo stesso codice.
Qual è la durata della tutela brevettuale del software?
Un brevetto per invenzione industriale — inclusi i casi in cui è coinvolto un software — ha una durata di 20 anni a partire dalla data di deposito, a condizione che venga mantenuto in vita con il pagamento delle tasse annuali.
Durante questo periodo, il titolare del brevetto ha un diritto esclusivo sull’utilizzo commerciale dell’invenzione: può vietarne la produzione, la vendita, l’uso, l’importazione o la distribuzione a terzi.
Tuttavia, oltre alla valutazione preliminare circa la sussistenza dei requisiti di legge, occorre considerare:
- i tempi e i costi del deposito (solitamente più alti rispetto ad altre forme di tutela);
- la necessità di descrivere in dettaglio l’invenzione, il che implica la sua divulgazione al pubblico una volta venuta meno la segretezza del brevetto.
Quanto dura il diritto d’autore su un software?
In Italia la durata dei diritti patrimoniali d’autore è di 70 anni dopo la morte dell’autore.
Nel caso in cui il software sia stato realizzato da più autori, il termine si calcola a partire dalla morte dell’ultimo autore.
A differenza dei diritti patrimoniali, i diritti morali sono illimitati nel tempo: dopo la morte dell’autore possono essere rivendicati dagli eredi.
La proprietà intellettuale del software è un tema complesso, ma fondamentale per chi lavora nel digitale. Ogni progetto, anche il più semplice, può diventare un asset economico di valore, ma solo se è tutelato efficacemente.
Che tu sia uno sviluppatore, un imprenditore o una startup, hai bisogno di una strategia chiara per proteggere il tuo lavoro da usi illeciti, appropriazioni indebite o forme di concorrenza sleale.
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- contratti di cessione o licenza di diritti patrimoniali d’autore;
- depositi alla SIAE;
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